![]() E’ un discorso , sempre lo stesso, cominciato mille volte e mai terminato perché l’affanno strozza le parole in gola.
E’ la lacrima che scende sul viso quando il ricordo degli amici persi si fa martellante.
E’ un letto bianco posto al centro di quattro pareti bianche come solo quelle dell’ospedale possono essere.
E’ il solco sul viso provocato dall’elastico che tiene ferma la mascherina dell’ossigeno, il petto stanco che si gonfia e sgonfia in modo agitato sperando che non sia l’ultima volta, una mano che ti stringe forte ma che giorno dopo giorno allenta la presa.
I minatori sono tutti quegli uomini che non hanno goduto dall’essere figli o padri e tutte quelle donne che non hanno gioito dall’essere mamme o mogli.
I minatori sono gli artefici del benessere attuale, i tanti posti di lavoro ottenuti, i tanti mottesi divenuti validi professionisti grazie al sacrificio dei padri, la santa messa celebrata il 4 dicembre e le centinaia di fiaccole che sfilano in una commovente processione, le piazze i monumenti.
E’ la solidarietà di tutti, parenti e non, che si stringono accanto a chi è comunque considerato un eroe.
E’ il premio istituito dall’amministrazione comunale, un monito per non dimenticare, la speranza di un futuro comunque fondato sui valori di sempre: la famiglia, il sacrificio, il lavoro, l’amore…
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